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Suinicoltura + Suinicultura

L’opinione pubblica, espressa attraverso la domanda del consumatore e la legislazione, sta acquisendo sempre maggiore influenza sul management imprenditoriale dell’allevamento suino (Barnett et al., 2001; Bornett et al., 2003; Edwards, 2005). L’atteggiamento del consumatore nei confronti del benessere animale cambia profondamente da Paese a Paese e prende in considerazione numerosi e differenti punti critici che possono coinvolgere la qualità e la salubrità degli alimenti per il consumo umano (Nocella et al., 2010). La riduzione della libertà di movimento degli animali, e di conseguenza lo spazio a loro disposizione, è uno tra i principali e diffusi punti di interesse per il consumatore (Miele and Parisi, 2001).

Nel settore suinicolo, uno dei principali argomenti di discussione in relazione allo spazio è il sistema fisicamente ed etologicamente costrittivo con il quale vengono allevate le scrofe durante la gestazione, il parto e la lattazione. L’Unione Europea bandisce dal 2013 le gabbie da gestazione con eccezione delle 4 settimane dopo la fecondazione (Direttiva EU 2001/88/EC), seguita dalla Nuova Zelanda che ne vieta l’uso dal 2015, ed un numero sempre maggiore di Stati americani che scelgono una politica simile. Inoltre, all’interno dell’EU Svizzera, Svezia, Norvegia e Gran Bretagna hanno legiferato inasprendo tali restrizioni introducendone il completo divieto, e l’Olanda ne limita l’uso ai soli 4 giorni dopo la fecondazione.

Per quanto riguarda le gabbie parto invece, la legislazione europea non ha ancora introdotto alcuna restrizione ma la Svezia già ne vieta l’utilizzo a livello nazionale e la scelta sembra essere argomento di forte interesse anche in altri Paesi. Per la maggior parte, le scrofe vengono allevate in gabbie parto (70% in Gran Bretagna, 95% nell’EU e 83% negli USA - Johnson and Marchant-Forde, 2009) ma vi è l’evidenza di una crescente pressione sociale per la loro abolizione. Nel nord Europa, le campagne di sensibilizzazione delle organizzazioni per il benessere animale hanno portato la questione delle gabbie parto tra gli argomenti più sentiti dall’opinione pubblica. Inoltre, recenti report scientifici (EFSA, 2007) confermano la non idoneità delle gabbie parto per il benessere della scrofa, anche se ancora nessun provvedimento legislativo è stato preso a causa delle problematiche legate alla scarsa sopravvivenza dei suinetti in sistemi non costrittivi per la scrofa.
 

Mantenere accettabile questo parametro in un sistema intensivo meno restrittivo a fronte di un’aumentata prolificità delle scrofe rappresenta una difficile sfida, con una mortalità in Svezia del 3,6% maggiore rispetto alla media europea.
Per questo motivo, malgrado i numerosi tentativi di sviluppare un sistema innovativo di gabbia parto, non c’è ancora  implementazione su larga scala di un prototipo compatibile con le necessità commerciali dell’allevamento intensivo. 
Le principali preoccupazioni degli allevatori sono la sopravvivenza dei suinetti, la facilità di management ed i costi, dunque l’esigenza fondamentale diventa conciliare il cosiddetto “triangolo delle necessità” tra allevatore, scrofa e nidiata.
In questo scenario si inserisce il PIGSafe Project (Piglet and Sow Alternative Farrowing Environment), un progetto di tre anni con l’obiettivo di sviluppare e testare un sistema pratico ma meno costrittivo di gabbia parto per l’allevamento intensivo. Il progetto è finanziato dal governo inglese e sviluppato nelle aziende sperimentali dell'Università di Newcastle
 e dello Scottish Agricultural College (SAC), con la compartecipazione di organizzazioni sul benessere e industriali. La sperimentazione ha avuto inizio con la costruzione, in ciascuno dei due allevamenti sperimentali, di 12 innovative gabbie parto secondo un prototipo ancora in fase di test. Le strutture sono state progettate per l’ottimizzazione del benessere e delle performance economiche, cercando di coniugare le necessità biologiche di scrofa e suinetti e la sicurezza e facilità di gestione per il personale della sala parto.
Il prototipo ha previsto un’area lattazione per l’accoglienza della scrofa e della nidiata, con pavimentazione solida che consenta la distribuzione di materiale manipolabile per la costruzione del nido e pareti inclinate per un più lento passaggio al decubito della scrofa in modo da diminuire il rischio di schiacciamento dei suinetti. 
Da quest’area, i suinetti hanno accesso attraverso una grata metallica ad un nido riscaldato, mentre la madre può spostarsi attraverso un varco ad ingresso rialzato verso un’area a grigliato per la defecazione. Qui è inclusa una gabbia per l’alimentazione, dove la scrofa può essere chiusa per motivi di sicurezza durante le ispezioni o i trattamenti alla nidiata.
Nell’allevamento sperimentale di Newcastle, i prototipi sono stati costruiti modificando una preesistente sala parto con pavimentazione a grigliato e corridoi di servizio davanti e dietro le gabbie. L’oggetto della sperimentazione corrente sono i punti chiave della progettazione e del management delle strutture, come lo spazio a disposizione ed i materiali usati, in quanto ciascun dettaglio può essere rilevante ai fini delle performance finali.
Il progetto è ancora in fase di sperimentazione per poterne migliorare i caratteri alla luce dell’esperienza, ed i risultati ottenuti fino ad ora sono solo un’indicazione e non un valido punto di riferimento a fini commerciali. A questo stadio comunque, il numero di suinetti svezzati per nidiata non ha subìto diminuzioni rispetto a quello ottenuto nelle sale parto convenzionali dello stesso allevamento, anche se va considerato che valutando il maggiore spazio per scrofa e la maggiore complessità di costruzione, il costo iniziale potrebbe essere 40-50% più alto rispetto alle gabbie parto standard.
Sebbene la progettazione di un prototipo alternativo e meno coercitivo di gabbia parto sia ancora in fase sperimentale e non ci sia una legislazione che lo richieda imminentemente, l’interesse che i Paesi del nord Europa dimostrano sull’argomento è indice del profondo cambiamento della concezione stessa dell’allevamento suino.
L'Italia, alle prese con le problematiche manageriali dovute al rispetto di una legislazione sempre più esigente e non sempre facilmente compatibile con la prolungata durata del ciclo di ingrasso del suino pesante, è importante che non sottovaluti i nuovi stimoli per non trovarsi impreparata agli eventuali cambiamenti annunciati.

 

Immagini per gentile concessione della prof.ssa Sandra Edwards, School of Agriculture, Food and Rural Development, Newcastle University