SUIVET

Suinicoltura + Suinicultura

VISTO ED ELABORATO PER VOI DALLE JRP 2014… (by Mario Gherpelli
Dalle Journées de la Recherche Porcine (Giornate della Ricerca Suina – JRP 46a edizione. Autori: S. Boulot, L. Le Marchand de Saint Priest, Y. Huang, B. Badouard - Atti J.R.P. 2014, 46, 291-292

Introduzione

L’induzione del parto è una pratica ormai diffusa negli allevamenti, in ragione di vari benefici attesi: miglior organizzazione del lavoro e della conduzione in bande, aumento della sorveglianza sui parti durante l’orario di lavoro, riduzione delle perdite in lattazione, miglior gestione delle adozioni (suinetti sovrannumerari), maggior omogeneità dell’età/peso degli svezzati, ecc..
D’altra parte, pratiche inadeguate possono influenzare negativamente il peso dei suinetti e la loro vitalità alla nascita, così come il processo di lattogenesi nella scrofa. Tenuto conto dei tassi elevati di suinetti immaturi alla nascita nelle linee genetiche iperprolifiche, il rischio di un accorciamento della durata fisiologica della gestazione in seguito all’induzione farmacologica dei parti è da valutare con attenzione.
L’obiettivo di questo studio è quello di valutare le pratiche di induzione/sincronizzazione negli allevamenti francesi (frequenza, modalità) e il loro impatto sulla durata di gestazione e sulle performances riproduttive secondo le diverse strategie di svezzamento.

Materiali e metodi

Il lavoro si basa su una inchiesta nazionale realizzata nel 2006 tramite moduli inviati per posta a 218 allevamenti ritenuti rappresentativi (unità di produzione con più di 100 scrofe/sito).

Il questionario riguardava la conduzione della sala parto e dello svezzamento, con domande precise sulle modalità di induzione dei parti. In seguito alle risposte, è stato identificato un sotto-campione di 177 allevamenti nei quali era registrata sistematicamente la data della prima inseminazione, con durata di gestazione certa.
Le performances medie ottenute nel corso del 2005 e i singoli avvenimenti riproduttivi sugli animali inclusi nel campione sono stati estratti dalla base dati nazionale GTTT. I valori specifici oggetto di calcolo includevano le durate di gestazione, il loro coefficiente di variazione (CV, %), le classi di durata della gestazione (<112d, 112-117d, >117d), i giorni dei parti e le classi di durata della lattazione (<18d, 19-30d, >31d).
I risultati sono stati analizzati in funzione del tasso di induzione dichiarato: ALTO (≥ 60% delle scrofe, n. allevamenti=99), BASSO (0-40% delle scrofe, n=36), NULLO (nessuna scrofa indotta, n=42).

Risultati e discussione

La pratica dell’induzione farmacologica dei parti interessava il 77% degli allevamenti e il 46% delle scrofe incluse nello studio. A proposito del 23% degli allevatori che non praticavano l’induzione, i 2/3 tra loro l’avevano praticata ma poi abbandonata nel corso dell’anno precedente.

Gli allevamenti del gruppo ALTO presentavano un numero significativamente più elevato di scrofe (p<0,01) ma la loro prolificità era comparabile con quella degli altri gruppi (13,9, 13,9 e 14,0 nati totali/parto rispettivamente nei gruppi ALTO, BASSO e NULLO (p>0,05).

L’induzione abbrevia la durata media della gestazione, ma non aumenta il tasso di parti precoci (<113d), valutati rispettivamente al 6,2%, 8,6% e 7,2% nei gruppi ALTO, BASSO e NULLO ((p>0,05). L’assenza dell’induzione è associata a frequenze più elevate di gestazioni lunghe (>116d) e di parti durante il week-end.

Allo stesso modo, la variabilità nell’età di svezzamento e il rischio di lattazioni brevi (<19d) sono più elevati dove non si pratica l’induzione, in particolare negli allevamenti che svezzano a 3 settimane (ALTO: 9,8%, BASSO: 9,1% contro NULLO: 21,9%; p<0,05).

A livelli di prolificità comparabili (circa 14 nati totali/parto), l’induzione è associata a performances riproduttive significativamente più elevate, per minori perdite in maternità (p<0,05).
Questo risultato è difficilmente imputabile alla sola pratica dell’induzione dei parti, ma rientra in un programma più ampio di buone pratiche gestionali nel reparto maternità. L’induzione, infatti, permette di ottimizzare i tempi di presenza e la sorveglianza del personale durante i parti.

Per quanto emerge da questo studio, l’induzione dei parti negli allevamenti francesi non sembra associata al rischio di parti precoci e, quindi, di minor sopravvivenza dei suinetti neonati.
Ciò si può spiegare con il frequente rispetto delle buone pratiche, tra cui resta fondamentale la conoscenza della durata del periodo di gestazione. Nonostante i parti anticipati siano talvolta osservati con frequenza elevata, le cause restano da stabilire con più precisione. L’impatto specifico dell’induzione dei parti sulla maturità fisiologica dei suinetti neonati non è stato valutato in questo studio, ma meriterebbe un approfondimento.

L’effetto benefico dell’induzione dei parti nel limitare il rischio di lattazioni brevi emerge con più evidenza negli allevamenti che svezzano a 3 settimane (conduzione in banda settimanale, NdT). Il vantaggio qui è duplice, perché da un lato si ottengono suinetti meno immaturi e più omogenei allo svezzamento, dall’altro si favorisce una miglior involuzione uterina delle scrofe in vista della successiva gravidanza.

Conclusioni

Questo studio conferma l’interesse dell’induzione dei parti, in particolare negli allevamenti con programma di svezzamento a 3 settimane, in quanto riduce il rischio di lattazioni brevi (<19d).
Inoltre, non emerge una correlazione tra induzione dei parti e tasso di parti precoci (<113d), anche se l’impatto reale sulla maturità e sul peso alla nascita dei suinetti meritano di essere valutati su dati più recenti. Queste conclusioni presuppongono il rispetto delle buone pratiche di gestione (durata certa della gestazione, corretta posologia dei farmaci utilizzati, NdT), che è bene vengano periodicamente monitorate per non penalizzare la sopravvivenza dei suinetti.