SUIVET

Suinicoltura + Suinicultura

L'effetto del caldo sul metabolismo del suino e sull'accumulo di grassi

Inizia oggi la mia collaborazione con il sito del gruppo Suivet nella  rubrica dedicata alla alimentazione dei suini: ringraziando di cuore i colleghi della fiducia accordatami, ritengo doveroso avvertire che gli argomenti di volta in volta affrontati saranno frutto di mie personali opinioni , a loro volta basate soprattutto su esperienze personali: liberi tutti quindi di criticare, essere in disaccordo e discutere le mie idee…..

Voglio iniziare con un argomento che sta perseguitando ormai da quasi due anni allevatori, veterinari, formulisti e commercianti di materie prime: micotossine, ed in particolare il DON;
l i clima piovoso di due estati di seguito ha creato le condizioni, soprattutto in pianura padana ma anche in altri paesi europei, per una produzione di tonnellate e tonnellate di mais più o meno contaminato. Essendo la nostra area quella che viene definita dagli stranieri che si occupano di zootecnia come una “corn and soybean based diets area”, l’uso di mais come alimento base di tutte le diete per il suino ha avuto una ricaduta devastante sulle produzioni animali : ciò che si è visto , che è solo la punta dell’iceberg, è stata la rilevazione negli allevamenti suini di rifiuto parziale o totale degli alimenti e ritardi di crescita; fino a un mese di ritardo nella consegna al macello, 150 grammi al giorno in meno in fase di magronaggio, sugli stessi animali, a pari età e in due capannoni diversi, alimentati con mais di due provenienze (osservazioni personali), ricomparsa di patologie più o meno silenti o poco evidenti, contenziosi con i fornitori e sostituzione di prodotti contaminati con materie prime più o meno costose e più o meno sicure : grandi discussioni, perdita di reddito, colpe più o meno equamente distribuite, diagnosi complicate, senso di impotenza.
Allo stato non esiste una normativa che regoli i contenuti di DON come accade per le aflatossine nel latte e negli alimenti per i bovini, per cui la merce che circola sul mercato ha più possibilità di essere riposizionata nel circuito zootecnico e spesso anche una partita contaminata viene fatta “digerire” commercialmente all’acquirente: il limite di accettabilità come “buono e mercantile” è riconosciuto a livello di 2000 ppb nel mais, ma è chiaro che ad esempio in una formulazione da ingrasso al 64% di granoturco (limite del regolamento del l’IPQ), il livello di DON supera abbondantemente il limite di tossicità . Il problema è ancora maggiore per chi raccoglie ed insila il mais come pastone di granella verde al 30-35% di umidità; un acquirente dopo aver consumato il prodotto può rivolgersi ad un altro fornitore, ma il tuo pastone insilato è solo tuo e lo devi finire: conosco situazioni di partite di mais verde stoccato con più di 12000 ppb di DON, ed è chiaro che chi lo ha in silos o lo diluirà fino a farlo durare per più di una stagione o sarà costretto, come mi è capitato di vedere, a venderlo sottocosto per il biogas.

Con questo breve scritto non ho intenzione di elencare tutte le tossine dannose per gli animali o spiegare la patogenesi dei disturbi creati da queste, ma vorrei solo dare qualche spunto di riflessione e qualche consiglio pratico:

  1. Le tossine determinate in una materia prima raramente sono sole, ma spesso associate ad altre: quindi nella valutazione tenete presente che una sola analisi non è esaustiva, una sola micotossina determinata non è conclusiva, i campionamenti di una partita vanno fatti in modo corretto sulla massa
  2. In genere le micotossine sono solubili, per cui in un alimento somministrato a bagnato l’effetto negativo (es, rifiuto del cibo legato al DON) è maggiore che a secco
  3. Esiste una variabilità individuale, di età e di razza alla sensibilità: sempre per il DON il livello di accettabilità di un mangime nella mia esperienza è di 800-1000 ppb nei suini grassi e 250-300 ppb negli svezzamenti
  4. Nei riproduttori, che comunque passano molto più tempo come vita media all’interno di un allevamento rispetto ai soggetti da macello, anche livelli bassi di tossine possono creare una intossicazione cronica con risvolti difficilmente riportabili ad una diagnostica certa: per esempio, edemi mammari nella porzione caudale a fine lattazione legati a deficit renali, aumento di spurghi vulvari per abbassamento della qualità della risposta immunitaria delle scrofe, colostro “povero” con aumento delle nidiate affette da diarrea neonatale
  5. Al di là delle soluzioni proposte dal mercato per la disintossicazione degli animali già alimentati o in corso di ingestione di prodotti non conformi , la prima soluzione più immediata e funzionale è quella di limitare la quantità dei prodotti contaminati all’interno dei mangimi, introducendo o fonti più sicure di mais o limitandone l’uso con la sostituzione di cereali bianchi; un’altra possibilità è quella di spazzolare i cereali in entrata, visto che la contaminazione è soprattutto localizzata nella parte esterna dei semi (quanti di voi conoscono qualche allevatore che, in zone di produzione di mais altamente contaminato e dotati di un vecchio essiccatoio a gasolio su ruote, abbiano subito danni simili ai loro vicini? E quanti quintali di residuo “sporco” volato via dal mezzo hanno buttato in concimaia?)
  6. Il mercato offre numerose soluzioni al problema , ma si deve fare attenzione: per il DON, che apre le giunzioni T tra gli enterociti permettendo il passaggio nell’endotelio di batteri, tossici e LPS con conseguente distribuzione in tutti i distretti dell’organismo, la pareti cellulari di lievito sono la soluzione più funzionale in quanto tendono a “ri-sigillare” lo scollamento creato tra le cellule dell’epitelio intestinale. In questo caso catturanti come le bentoniti o gli alluminosilicati hanno poca o nulla efficacia. E’ oltremodo intuitivo come, in caso un animale rifiuti l’alimento, sarà perfettamente inutile addizionare qualsiasi additivo prima di avere ridotto drasticamente la quota di alimento contaminato in razione e permetterne l’ingestione.
  7. A tutt’oggi vi sono ancora tonnellate di mais contaminato nei magazzini in attesa di essere commercializzate, per cui sperare che a settembre col nuovo raccolto cambi tutto repentinamente...