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Una patologia comune ma da non trascurare

(Dott.ssa Giusy Romano)

A tutti sarà capitato di vedere, in sala parto o nello svezzamento, qualche suinetto con aspetto un po’ diverso dagli altri… completamente, o solo in parte, ricoperto di croste scure e molto unto al tatto! Ecco… con alta probabilità si tratta di epidermite essudativa!

 

Ma, effettivamente, quanto e cosa conosciamo di questa patologia?

 

L’obbiettivo che ci proponiamo con questo breve articolo è di dipanare, almeno in parte, la nebbia che circonda la conoscenza di questo argomento, con la speranza di essere di aiuto fornendo qualche spunto di riflessione.

 

Partiamo dalle basi, facendo luce innanzitutto sull’artefice di questa patologia: si tratta di un batterio chiamato Staphylococcus hyicus, che si può presentare sia in forma apatogena, ovvero che non innesca la malattia, sia in forma patogena. Quest’ultima è in grado di produrre una tossina, detta “esfoliativa”, capace di danneggiare la cute e causarne l’infezione, andando a colpire soprattutto i suinetti sotto le 8 settimane di vita, quindi sotto-scrofa o svezzati da poco tempo. Di solito questo batterio trova nell’allevamento un ambiente molto ospitale, rendendo così indispensabili adeguate misure di pulizia e disinfezione.

L’epidermite essudativa, purtroppo, rientra tra le patologie multifattoriali: esistono infatti più fattori in grado di determinare la sua comparsa… il che si traduce, inevitabilmente, in più fattori da tenere sotto controllo!  

Epidermite essudativa diffusa
Foto 1: Epidermite essudativa diffusa

Epidermite essudativa a focolaio
Foto 2: Epidermite essudativa a focolaio

Questo microrganismo si può trovare a livello di narici, occhi, orecchie e cute di suini sani, oltre che all’interno del canale vaginale di scrofe e scrofette anch’esse sane. È importante sapere che, appena prima del parto, i batteri si moltiplicano all’interno del canale vaginale della madre, infettando così i suinetti durante la nascita, senza però causare necessariamente la patologia. La differenza fra salute e malattia sarà dettata da due fattori discriminanti: l’innocuità o patogenicità del batterio e la presenza o assenza dell’immunità passiva materna, che viene trasmessa al suinetto durante le prime ore di vita tramite il colostro… Non c’è quindi da stupirsi se i soggetti maggiormente colpiti sono i figli di scrofette!

 

Ma, concretamente, come si instaura questa patologia cutanea?

 

Bisogna sapere che, come nell’uomo, anche nel suino la cute rappresenta la prima e principale barriera protettiva nei confronti degli agenti esterni ed un danno a suo carico costituisce una potenziale breccia capace di agevolare l’ingresso dei diversi microrganismi presenti nell’ambiente. Le lesioni e i traumatismi cutanei rappresentano quindi una porta che mette in contatto l’esterno con l’interno dell’animale, causandone alterazioni strutturali in grado di favorire l’azione di agenti microbici, come appunto Staphylococcus hyicus, che in tali condizioni si tramutano, da batteri ubiquitari apatogeni (quali normalmente sono) in batteri patogeni. È evidente che questa condizione sia decisamente acuita dalla presenza di un sistema immunitario “poco preparato”, come avviene in generale per i figli delle scrofette, o deficitario, come nel caso di virosi intercorrenti in grado di alterare l’immunità innata (es.: PRRSv).

Le lesioni e i traumatismi cutanei responsabili di questo processo patogenetico possono essere causati dalle più disparate situazioni, come: la lotta per la competizione dell’alimento; una pavimentazione irregolare e inadatta; l’aggressività tra i suinetti; mangiatoie taglienti e inadatte.

Per concludere questa prima parte relativa all’epidermite essudativa, è importante sottolineare che la contagiosità della malattia è molto elevata, ovvero pochi soggetti malati posso trasmettere la malattia a tutta la nidiata sotto scrofa o all’intero gruppo in svezzamento. Per questo motivo, risulta essenziale l’immediato isolamento dei soggetti colpiti, oltre ad un’attenta analisi del problema con conseguente applicazione di strategie correttive adeguate alla specifica situazione aziendale.

 

I dettagli a riguardo, insieme alla descrizione specifica dei sintomi della patologia, di come diagnosticarla e di come affrontarla, saranno il cuore centrale del prossimo articolo. Invitiamo quindi i lettori a pazientare ancora un po’ di tempo per sapere come va a finire… Dopo tutto dobbiamo lasciare il tempo alla “patologia” di insinuarsi nella vostra mente e trovare un habitat confortevole in cui adattarsi prima di indicarvi come prevenirla e controllarla.