SUIVET

Suinicoltura + Suinicultura

(Dott.ssa Giusy Romano)

Purtroppo, nella realtà di allevamento, bisogna fare i conti anche con la mortalità delle scrofe, la cui percentuale può decisamente variare nei vari contesti aziendali, raggiungendo anche il 10-15% e portandosi fino ad un 20% nelle situazioni più critiche. Di norma viene considerato accettabile una mortalità totale delle scrofe tra il 3 e il 9% e le scrofe che muoiono in sala parto rappresentano circa il 60% dell’intera mortalità delle scrofe in tutto l’allevamento, di cui il 42% avviene nel peri-parto.

Possono essere diverse le cause di mortalità nella scrofa in lattazione e il consiglio sarebbe quello di agire in prevenzione, poiché nella maggior parte dei casi i sintomi sono impercettibili e il decorso è spesso acuto, con esito infausto per l’animale. Le principali cause sono le seguenti: torsioni dell’apparato gastroenterico, ulcera gastrica, insufficienza cardiaca, prolasso dell’utero ed emorragia della vulva.

 

TORSIONE DELL’APPARATO GASTROENTERICO

Colpisce solitamente le scrofe in asciutta e possono essere riconosciuti due fattori predisponenti:

  • Eccessiva dilatazione dello stomaco o del piccolo intestino: a causa di pasti molto voluminosi o altamente fermentescibili;
  • Anatomia dell’apparato gastroenterico: questo apparato è mantenuto in sospensione da un grande, ma unico, legamento (mesentere).

In caso di torsione dell’apparato gastroenterico è possibile rilevare come primo sintomo il rigonfiamento dell’addome, anche se nella maggior parte dei casi la scrofa viene ritrovata morta.

 

ULCERA GASTRICA

È una manifestazione abbastanza comune da riscontrare nella scrofa in lattazione, dovuta per lo più ad un aumento dell’ingestione, ma, purtroppo, di difficile diagnosi. La sintomatologia non è sempre manifesta e dipende dall’entità della lesione e del suo sanguinamento, che, se abbondante, determina una posizione sternale dell’animale con presenza di feci dure e nere, oltre ad apparire anemico e con digrignamento dei denti per il dolore.

In questi casi spostare la scrofa in un ambiente più tranquillo e alimentarla con un mangime più facilmente digeribile, insieme all’utilizzo di farmaci coagulanti per via intramuscolare, potrebbe risollevare le sorti della scrofa, anche se la conseguente riforma della stessa sarà l’unica soluzione possibile.

Foto 1: bagnare cmuso e collo della scrofa

 

INSUFFICIENZA CARDIACA

La scrofa si dimostra essere particolarmente predisposta a questo tipo di problema a causa dell’impari rapporto che si viene a creare tra volume del cuore e volume del corpo, ovviamente a vantaggio del secondo. Le situazioni che quindi richiedono un aumento dell’attività cardiaca, come ad esempio il parto, possono risultare già un importante fattore di rischio per l’insorgenza dell’insufficienza cardiaca. I sintomi sono facilmente riconoscibili: agitazione, irrequietezza, respiro sempre più affannoso fino ad arrivare ad una respirazione a bocca aperta, chiamata “fama d’aria”, occhio sbarrato e forti tremori muscolari. In questo caso è importante la tempestività d’intervento, in particolare se l’animale è solo irrequieto e con il respiro affannoso potrebbe essere sufficiente rimuovere la mangiatoia, bagnare il muso e il collo dell’animale (Foto 1) e somministrare per via intramuscolare un coadiuvante per le miopatie. Se invece la scrofa è già in fame d’aria” e manifesta dei tremori, diventa necessario somministrare per via intramuscolare sia un broncodilatatore che un coadiuvante per le miopatie, oltre a spostare l’animale in un ambiente più arieggiato.

 

 

 

 

 

Foto 2: prolasso dell'utero

PROLASSO DELL’UTERO


È responsabile di circa il 7% della mortalità totale e colpisce solitamente le scrofe dal quinto parto in avanti o le scrofe con molti suinetti e/o suinetti di grandi dimensioni al momento del parto. Pur non essendo ben chiare le cause scatenanti, le ipotesi più accreditate sono un aumento delle dimensioni del canale del parto, un utero più lungo flaccido e una maggiore rilassatezza della regione perianale. Di solito l’utero impiega dalle 2 alle 4 ore dopo il parto per prolassare, tutto (Foto 2) o in parte, con il rischio che la scrofa muoia per emorragia. Inoltre, se il prolasso avviene prima del parto è a rischio tutta la covata e, in ogni caso, è necessaria la conseguente riforma della scrofa, poiché tutti gli interventi per la risoluzione della problematica sono molto laboriosi e purtroppo inefficaci, tranne in caso di tempestivo intervento.

 

Foto 3: emorragia della vulva

EMORRAGIA DELLA VULVA


Questa condizione si manifesta in seguito alla rottura di alcuni vasi sanguigni per una eccessiva dilatazione o trauma dei tessuti dell’organo. La vulva si ricopre di sangue e i tessuti diventano molto fragili (Foto 3), a tal punto che anche un lieve evento traumatico può determinare un’emorragia con grande perdita di sangue e rischio di morte dell’animale per dissanguamento. L’esplorazione delle scrofette durante un’attività di assistenza al parto può essere, per esempio, un fattore scatenante. In questo caso è importante cercare di tamponare la zona, all’interno della vulva, da cui scaturisce l’emorragia, oltre all’utilizzo di polveri disinfettanti e adsorbenti che possono favorire la cicatrizzazione della parte interessata. L’utilizzo di ghiaccio è sicuramente consigliabile, oltre a proteggere la vulva da ulteriori traumi che potrebbe procurarsi con la gabbia, quindi un’imbottitura di quest’ultima potrebbe aiutare sicuramente allo scopo. Nelle successive 24 ore possono verificarsi recidive letali, quindi la scrofa deve essere tenuta sotto stretto monitoraggio.