Maternità - Ultimi articoli inseriti https://suivet.it/maternita.aspx http://www.rssboard.org/rss-specification mojoPortal Blog Module it-IT 120 no L’altra faccia dell’assistenza: la cura del momento del parto a partire dalla gestazione (Dott.ssa Angela Bonetto)

 

Il parto è un insieme di cambiamenti morfologici, fisici ed ormonali quasi paragonabili ad una rivoluzione all’interno di un organismo.

I giorni precedenti sono preparatori all’evento, ed i cambiamenti interni determinano modificazioni morfologiche osservabili esternamente già qualche giorno prima.

Soprattutto in queste circostanze, l’addetto all’assistenza in sala parto dev’essere sicuramente un buon osservatore, qualità essenziale per capire dove e quando intervenire, se necessario. A tal proposito è importante conoscere la fisiologia degli eventi per capire le ragioni di ciò che andiamo ad osservare.

Il segnale che dà l’avvio al processo del parto è rappresentato dal cortisolo prodotto dalla corticale del surrene dei feti, che nell’ultimo terzo di gravidanza si sono sviluppati notevolmente e occupano tutto lo spazio disponibile nella cavità uterina, che inizia ad essere appunto un ambiente troppo “stretto”. Il cortisolo stimola nella placenta la sintesi degli enzimi che convertono il progesterone (l’ormone della gravidanza) in estrogeni. Ne consegue un rapido calo del rapporto progesterone/estrogeni.

 

Quali effetti provocano dunque gli estrogeni? I principali sono schematizzati in Fig.1.

Fig1: effetti provocati dagli estrogeniFig1: effetti provocati dagli estrogeni

I cambiamenti ormonali nel periparto sono illustrati nel grafico della Fig.2 (tratto da Fisiologia degli animali domestici, Oystein Sjaastad,Iav Sand,Knut Hove).

Fig.2: cambiamenti ormonali nel periparto
Fig.2: cambiamenti ormonali nel periparto (da Fisiologia degli animali domestici, Oystein Sjaastad,Iav Sand,Knut Hove)

Grazie a questo breve ripasso di fisiologia sarà sicuramente più facile ricordare perché le mammelle inizino a svilupparsi qualche giorno prima, o perché la vulva risulti più gonfia dai quattro giorni circa prima del parto.

Un ingrossamento ed un arrossamento vulvare al parto sono quindi normalissimi, tuttavia quando questi evolvono in turgore, tumefazione eccessivi ed edema prominente (Fig. 3), la regione vulvare perde la sua elasticità e la sua capacità distensiva. Tali proprietà devono essere invece mantenute per assicurare un’agevole espulsione dei feti.

Fig.3: Edema e turgore eccessivo nella regione vulvare
Fig.3: Edema e turgore eccessivo nella regione vulvare

Il buon osservatore in grado di notare questa anomalia dovrà quindi riservare un’assistenza più oculata alla/e scrofa/e interessate.

Numerose conseguenze negative possono infatti derivare da questo aspetto che potrebbe sembrare irrilevante per chi non ha mai assistito ad esperienze analoghe.

In primo luogo, alle prime evidenze del caso bisogna avere la prontezza di verificare che la gabbia parto sia adatta alla scrofa ospitata. Soprattutto se ci troviamo davanti a scrofe di mole notevole, sarà opportuno assicurarsi che l’animale abbia a disposizione spazio sufficiente per distendersi sul fianco senza che la regione vulvare sia compressa sul fondo della struttura.  Se la vulva, che in prossimità del parto ha un apporto ematico maggiore, viene compressa, il ritorno venoso diminuisce e la stasi venosa può peggiorare e causare edema grave, con conseguente ulteriore ingrossamento anomalo della vulva. La cute e la mucosa risulteranno distese, e quindi più facilmente suscettibile a lesioni traumatiche. Le possibili conseguenti lacerazioni, oltre ad essere dolorose, costituiscono una facile via d’accesso per le infezioni batteriche e, cosa ancora più grave, provocare emorragie spesso letali per la scrofa.

In tali circostanze, oltre ai trattamenti farmacologici antiemorragici (come la vitamina K), un aiuto sostanziale può derivare da pratici rimedi casalinghi a base di ghiaccio e polveri adsorbenti. L’utilizzo del ghiaccio può sembrare banale, ma provocando vasocostrizione aiuta a fermare l’emorragia. Manicotti di ghiaccio ottenuti grazie ai guanti da esplorazione (Fig. 4) risultano essere molto efficaci; il consiglio è di averne sempre qualcuno di pronto a disposizione.

Fig.4: uso di manicotti di ghiaccio per evitare emorragie nella zona vulvare
Fig.4: uso di manicotti di ghiaccio per evitare emorragie nella zona vulvare

 

Come esito della guarigione per seconda intenzione delle ferite, si formeranno delle cicatrici che condizioneranno negativamente i parti successivi. Il parto rischia di essere compromesso sia per la presenza contemporanea di più suinetti lungo il canale del parto e la difficoltà ad uscire, sia per l'inerzia uterina secondaria a causa delle continue contrazioni senza avanzamento dei feti.

La questione potrebbe quindi risultare molto delicata, soprattutto se il problema fosse diffuso e si ripetesse sistematicamente in azienda.

Un primo approccio risolutivo potrebbe riguardare la manutenzione e l’adeguamento delle gabbie parto, eliminando qualsiasi parte lesiva di esse, con particolare riferimento alle cosìddette bavette, ovvero a quelle asperità presenti nei punti di saldatura fra i vari componenti della gabbia, problema spesso evidente nelle realtà di nuova fattura.

Nel caso di una diffusione massiva della problematica, non si può evitare di svolgere un’indagine più approfondita sul mangime somministrato alle scrofe. In particolare, va esaminato il contenuto di zearalenone, micotossina prodotta nel mais da F. roseum in condizioni particolari di umidità elevata (23–25%), che si lega in modo competitivo ai recettori degli estrogeni. Tuttavia, allo stesso tempo bisognerebbe assistere a segni clinici nella prole di genere femminile, ovvero gonfiore della vulva e dei capezzoli, infiltrazione edematosa della regione perineale per poter affermare senza ombra di dubbio che si tratti di intossicazione da zearalenone. Se questi segni non sono presenti non significa che il problema legato alle micotossine sia inesistente, ma suggerisce al veterinario alimentarista di controllare altri aspetti del mangime, come ad esempio il contenuto di sodio.

Dalla discussione di questa problematica si evince che una buona assistenza alla sala parto inizi ancora prima che la scrofa vi entri, e che l’attenzione debba essere rivolta a molteplici aspetti che ad un primo approccio possono sembrare non direttamente collegati alla questione iniziale.

 

 

 

Riferimenti:

- Diseases of Swine, Eleventh Edition. Editor(s): Jeffrey J. Zimmerman Locke A. Karriker Alejandro Ramirez Kent J. Schwartz Gregory W. Stevenson Jianqiang Zhang

© 2019 John Wiley & Sons, Inc.

- Fisiologia degli animali domestici, Oystein Sjaastad,Iav Sand,Knut Hove

-Pathologic Basis of Veterinary Disease di James F. Zachary (Autore), M. Donald McGavin (Autore), M. Donald McGavin MVSc PhD FACVSc (a cura di)

 

 

 


Dott.ssa Angela Bonetto
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Scrofetta: fattori che influenzano lo sviluppo dell’apparato genitale (seconda parte) (Dott.ssa Lucia Tagliaferri - Dott. Mazzoni)

Nutrienti ed ormoni

Come abbiamo sottolineato nell’articolo scorso, l’età ed il peso hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’apparato riproduttivo. Questo concetto è valido solo a parità di condizioni di salute e di gestione dell’allevamento. Esistono tuttavia delle variazioni individuali che possono causare un ritardo nello sviluppo di per sé in grado di compromettere il futuro riproduttivo dell’animale.

È proprio nel tentativo di risolvere questo tipo di problematica, che è importante considerare altri interventi per favorire lo sviluppo del tratto genitale e la sua risposta agli stimoli gestionali della riproduzione.

Questi fattori sono:

  • Nutrizione
  • Induzione ormonale con gonadotropina sierica
  • Traccamento con progestinico

 

Nutrizione

In linea di principio è importante che vengano adeguatamente soddisfatte le esigenze nutrizionali della scrofetta durante la sua crescita. In aggiunta a questo, certamente interessante è l’integrazione con vitamine e minerali, in grado di stimolare lo sviluppo del tratto genitale. È il caso ad esempio delle Vitamine A, D3, E e dei minerali come il selenio che, qualora somministrati prima della pubertà, sono in grado di favorire lo sviluppo del tratto genitale nelle scrofette. Nella tabella due vengono espressi valori che, seppur datati, mettono bene in evidenza che un vero e proprio shock vitaminico, o flushing che dir si voglia, costituito da 900.000 UI di vitamina A+300.000 UI di vitamina D3+300 mg di vitamina E+0,25 mg di Selenio, somministrato nei 10 giorni precedenti la stimolazione al primo estro, sia in grado di favorire lo sviluppo dell’ovaio e promuovere la crescita follicolare.

    Utero

Ovaio sx

Ovaio dx

Razza peso utero (g) Corno sx (cm) Corno dx (cm) Peso Lunghezza (cm) Peso Lunghezza (cm)
Controllo 163.5±36.7a 56.6±6.5a 55.8±5.7c 4.0±1.3a 2.7±0.4c 3.4±0.9a 2.6±0.4c
Flushing vitaminico-minerale 347.4±60.65b 78.0±12.9b 68.2±10.9d 5.9±2.1b 3.3±0.4d 5.0±0.7b 3.1±0.3d

Tabella 1: De Alba et al. 1998. Lettere diverse indicano diversa significatività

Induzione ormonale con gonadotropina sierica

La capacità di concepimento, ed il relativo mantenimento della gravidanza nella scrofetta, dipendono dall'età e dal peso dell’animale al momento del trattamento (Zięcik, 1996). La somministrazione di eCG e hCG ha una sua comprovata efficacia, ed è quindi in grado di indurre l'ovulazione, solo in scrofette prepuberi.

Nella tabella 2 è stato studiato l’effetto dell'induzione ormonale con 600UI di eCG e 200UI di hCG sullo sviluppo dell'apparto genitale della scrofetta prepubere.

        Ovaio sx Ovaio dx
Trattamento Nr. Età (gg) Vagina (cm) Peso (g) Lunghezza (cm) Peso (g) Lunghezza (cm)
Senza eCG 100 150 4.2±2.0 2.9±0.1 2.2±0.1 2.9±0.1 2.2±0.1
Con eCG 100 150 6.1±2.3 2.3±1.3 2.1±0.4 2.2±0.9 2.0±0.4

Tabella 2: Effetto dell'induzione ormonale con 600UI di eCG e 200UI di hCG nello sviluppo dell'apparto genitale della scrofetta prepubere

Da quanto si evince nella precedente tabella, l’utilizzo di questi farmaci deve essere oculatamente scelto, con il supporto del proprio consulente, al fine di impiegarlo nel migliore dei modi per ridurre i rischi e ottimizzare la produzione. In tal senso vale la pena ricordare il suo indispensabile ruolo nel controllo della gestione dei flussi, a seguito di un loro grave disordine, vedi il caso della sindrome dell’ipofertilità estiva. Tuttavia, vale la pena ricordare che, quando le scrofette sono indotte al primo estro attraverso l’impiego delle gonadotropine esogene, l’insorgenza del secondo estro è molto irregolare rispetto ai 21 giorni che normalmente intercorrono fra il primo ed il secondo (De Alba et al. 1998). Le gonadotropine rimangono comunque un ormone d’elezione nel controllo della riproduzione di molte aziende, ma vengono sempre di più intese come uno strumento volto a supportare il ruolo del management aziendale e non in sostituzione dello stesso, come erroneamente accadeva in passato.

Ciclo sessuale e il trattamento con i progestinici

Il trattamento con un progestinico (l’Altrenogest), mostra la sua efficacia come induttore, nonché sincronizzatore degli estri, nelle scrofette cicliche quindi in quelle che hanno già manifestato il primo estro.

Nella tabella 3, vengono dimostrate le differenze sulle dimensioni dell’utero, in rapporto all’età, nell’animale prepubere, al 1°, 2° e 3° estro rispetto alla scrofetta trattata con l’altrenogest e al secondo estro.  Come si può vedere le dimensioni dell’utero del gruppo trattato con il progestinico (ultimo gruppo) sono sensibilmente maggiori rispetto agli altri.

  Scrofetta prepubere Scrofetta al 1° estro Scrofetta al 2° estro Scrofetta al 3° estro Scofetta al 2° estro+Altrenogest
Età (gg) 150 196 223 249 253
Numero animali 20 20 20 20 18
Sviluppo dell'utero (cm) 38.1 54.1 61 75 79

 Tabella 3: effetto del ciclo sessuale e del trattamento con Altrenogest sullo sviluppo dell'apparato genitale della scrofetta

 

In generale quindi, l'effetto legato al susseguirsi dei cicli sessuali, sullo sviluppo del tratto genitale, è il sistema naturale di maggior impatto per aumentare la produttività nella scrofetta.

Fra i fattori in grado di influenzare in modo significativo lo sviluppo dell’apparato genitale, l’ultimo, non certo per ordine di importanza, che indagheremo è quello legato al condizionamento del tratto genitale stesso. Ovvero cosa è possibile fare per preparare al meglio l’apparato riproduttivo della scrofetta al primo intervento fecondativo.

 

Articolo precedente: Scrofetta: fattori che influenzano lo sviluppo dell’apparato genitale (prima parte)

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Dott. Claudio Mazzoni
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Scrofetta: fattori che influenzano lo sviluppo dell’apparato genitale (Dott.ssa Lucia Tagliaferri - Dott. Mazzoni)

L’apparato genitale della scrofetta, è possibile definirlo come quello strumento con cui l’animale dovrà esibirsi all’interno dell’orchestra, cioè la mandria. Il compito del direttore, quindi il nostro compito, è quello di prepararlo in modo adeguato e mantenerlo efficiente nel tempo in modo da garantirci la massima espressione del suo potenziale genetico per almeno 5 o 6 parti.

Possono così essere individuati quattro fattori che influenzano lo sviluppo dell’apparato genitale, di seguito elencati:

  • età e peso (discussi in questo articolo)
  • genetica (discussa in questo articolo),
  • nutrienti ed ormoni (prossimo articolo)
  • stato alla prima copertura (prossimo articolo).

Età e peso

L’età ed il peso, sono parametri di facile determinazione nelle aziende da riproduzione, questo anche perché dalla maggioranza degli allevatori, vengono ritenuti fondamentali nella scelta del momento migliore per l’introduzione delle scrofette nel ciclo produttivo, quindi sono la spia per verificare se l’animale è in possesso o meno, dei requisiti minimi per ricevere il primo intervento fecondativo.

Studi storici, ma pur sempre autorevoli, hanno messo in evidenza che se paragoniamo primipare a più alta, con quelle a più bassa prolificità, le prime hanno mediamente 40 giorni in più di vita alla copertura rispetto alle seconde (Tabella 1).

Suinetti nati al primo parto Primipare Suinetti totali per perto dal 1° al 5° Età alla prima inseminazione
>=11 87 11.1 258 gg
<=8 109 9.5 218 gg

Tabella1: M. Rillo 1997

Da qui l’importanza di preparare e scegliere bene la scrofetta al fine di ottimizzarne i risultati al primo parto che, come sappiamo, condizionano significativamente l’intera futura carriera riproduttiva. Il primo passo da fare è preparare correttamente l’animale durante l’acclimatamento, e quindi organizzare un buon piano di adattamento e profilassi. In questa fase intendiamo sottolineare sia il ruolo dell’adattamento ai patogeni della scrofaia, per i quali vi invitiamo a confrontarvi sempre con il vostro consulente veterinario, sia alle strutture, verosimilmente alla gabbia, anche se riteniamo fondamentali l’uomo e l’alimentazione.

Tutti questi fattori sono in grado di condizionare indirettamente l’attività riproduttiva, poiché riescono ad interferire con l’asse ipotalamo-ipofisario e, quindi, con la secrezione degli ormoni sessuali (gonadotropine endogene). Pertanto sia la pubertà che la crescita dei follicoli ovarici e del tasso di ovulazione, ne sono fortemente influenzati. Inoltre, dobbiamo tener conto della capacità di risposta dell’ovaio all’attività delle gonadotropine che è condizionata ad uno sviluppo minimo del tratto genitale. Questo significa che ad un apparato riproduttivo più grande, corrisponde un’attività ovarica maggiore rispetto ad uno più piccolo. Ecco il perché con il trascorrere del tempo, quindi con il susseguirsi dei cicli estrali, l’apparato riproduttivo risulterà più efficiente proprio dal momento in cui sarà più sviluppato e quindi più maturo. Importante sottolineare al riguardo il ruolo del progesterone, vista la presenza di un suo analogo a livello commerciale. Infatti con il susseguirsi dei cicli favorisce lo sviluppo dell’utero ed un aumento di peso dell’ovaio (Martin Rillo 1997).

Per capire la dimensione dell’utero è necessario valutare la lunghezza della vagina, in effetti all’aumentare della lunghezza della vagina, aumenta anche la lunghezza dell'utero e, molto interessante, la cosa è stata quantificata anche numericamente (Tabella 2).

  Utero

Vagina cm Corno sinistro cm Corno destro cm
3 56.6 54.8
4 65.7 62.3
5 73.6 71.8
6-7 83.5 85.8

Tabella 2: Rapporti fra lunghezza della vagina e lunghezza delle corna uterine (razza Duroc 1997)

Analizzando la tabella è possibile evidenziare che per ogni centimetro di vagina in più, ci sono 8-9 cm di corno uterino in più. In sintesi, lo sviluppo del tratto genitale della scrofetta, quindi l’età, è un aspetto in grado di influenzare favorevolmente sia la pubertà che la risposta dell’ovaio alle gonadotropine. Dobbiamo tenere in grande considerazione questi concetti poiché un ovaio adeguatamente maturo, genera ovuli più vitali che a loro volta produrranno embrioni più vitali, come peraltro avviene in tutte le specie.

Genetica

Indubbiamente le linee iperprolifiche, hanno nell’aumento del numero di nati vivi, uno dei loro punti di forza anche se non è certamente l’unico. Gli incroci iperprolifici moderni sono stati ottenuti, in buona parte, mediante l’impiego di sangue delle razze cinesi che, già a partire dai 120 giorni di vita, manifestano un’attività ormonale ed uno sviluppo dell’apparato genitale, decisamente superiore rispetto alla razza europea della stessa età. Questo è il motivo per cui le genetiche moderne hanno una pubertà più precoce di quanto non accadesse nel passato.

Per le linee europee e americane, la variabilità delle dimensioni dell’apparato genitale e dell’età attesa alla pubertà (entro il 5°-6° mese), dipendono dalla razza e dall’individuo, essendo fortemente influenzate dalla selezione fatta. Nella tabella 3 osserviamo alcune differenze anatomiche, relative all’apparto genitale, tra scrofe Duroc vs un ibrido molto comune quale Large White x Landrace. In particolare vengono valutate le dimensioni del tratto genitale ed il peso delle ovaie a 150-160 giorni di età.

          Utero   Ovaio sx   Ovaio dx
Razza Nr Età (gg) Vagina (cm) Corno sx (cm) Corno dx (cm) Peso (g) Lunghezza (cm) Peso (g) Lunghezza (cm)
LWxLD 100 15'-160 8.2±0.2 57.7±1.9 58.0±3.1 2.9±0.1 2.2±0.1   2.9±0.1 2.2±0.1 
Duroc 128 150 6.2±2.0 38.0±7.1  39.0±5.3 2.3±0.3 2.1±0.1  2.2±0.9 2.0±0.4

Tabella 1: M. Rillo 1998

La differenza di dimensioni dell'utero è di circa 20 cm a favore dell’incrocio LW/LD, mentre non si osservano sostanziali variazioni nelle dimensioni delle ovaie. Alla luce di queste osservazioni, viene facile intuire perché il profilo genetico sia piuttosto determinante sul parametro della prolificità. Nel nostro caso, un ovaio più grande produrrà più ovuli ed un utero più voluminoso conterrà più suinetti.

Continua...

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Dott. Claudio Mazzoni
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