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Suinicoltura + Suinicultura

La pressione effettuata dal nord Europa nei confronti dei Paesi che non ancora sono a norma per quanto riguarda il benessere animale è sempre maggiore. L’Italia purtroppo si trova in una posizione critica sia per quanto riguarda la filiera suinicola che quella avicola, suscitando disapprovazione per aver dato prova di negligenza nel rispetto dei termini posti dalla Comunità Europea e già scaduti del settore avicolo. 

Alla filiera suinicola non resta che fare tesoro dell’esperienza avicola e cercare di rispettare per quanto possibile una scadenza non ancora raggiunta: il 1° gennaio 2013. La Commissione Europea annuncia infatti misure punitive ancora più dure perché le multe devono essere dissuasive, non permissive. Le multe della Comunità Europea non si possono sospendere, e l’Italia non può più permettersi di pagarle. Ecco dunque che il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali programma i prossimi interventi mirati al sostenimento degli allevamenti suinicoli che sono tutt’ora fuori norma, utilizzando l’esempio di quanto fatto seppur con grande ritardo per il settore avicolo:

  1. Elaborare un decreto di monitoraggio.
    Il programma di monitoraggio ha lo scopo di rilevare la situazione attuale del settore per individuare le strutture che necessitano di adeguamento. La proposta sarà di un allegato sotto forma di questionario compilativo che le aziende avranno l’obbligo di aggiornare annualmente sotto forma di autocertificazione, per documentare nel tempo gli sforzi che il settore, seppur in difficoltà, sta compiendo per mettersi a norma. La documentazione permetterebbe così di dare risultati concreti alla Commissione Europea non solo per la scadenza del 1° gennaio 2013 ma anche in futuro, tenendo conto che un processo di adeguamento di tale entità presenta difficoltà che possono richiedere anche due o tre anni per la risoluzione.
  2. Individuare gli esatti fabbisogni finanziari di cui si ha bisogno e le esatte aziende fuori norma.
    Conoscere esattamente i fabbisogni finanziari necessari per l’adeguamento del settore è il risultato atteso del decreto di monitoraggio. Inoltre individuare con precisione gli allevamenti in attesa di adeguamento permetterebbe di stilare una lista di eventuali beneficiari di aiuti economici. A tal proposito, sono in corso di discussione eventuali attività di concertazione con la Commissione Europea per ridurre al minimo il numero delle aziende fuori norma, con l’intento di far valere la specificità della produzione italiana.
  3. Mettere a punto interventi finanziari: il fondo credito.
    Il fondo credito è uno strumento già approvato dalla Commissione Europea ed in corso di elaborazione nel nostro Paese. Ha l’obiettivo di sostenere le imprese agricole tramite fondi pubblici sia comunitari che nazionali, ma con l’aggiunta dell’intervento privato diretto degli istituti bancari. Tali capitali misti rappresenteranno un finanziamento integrabile anche con altre forme di intervento come i piani di sviluppo rurale. Ai beneficiari verrà rilasciato un mutuo composto fino al 50% dal Fondo Credito, a tasso d’interesse agevolato prossimo allo zero, e per la restante parte dalla quota a carico della banca intermediaria con tasso di mercato. Il sistema bancario è tuttavia coinvolto liberamente senza filtri e può erogare anche più del 50% del finanziamento, avendo la garanzia dello Stato sul 70% della propria quota. 

Tali interventi hanno lo scopo di prevenire quanto già successo per la filiera avicola, e lo strumento finanziario dovrebbe poter dare la speranza di adeguamento a tante aziende suinicole altrimenti costrette a chiudere. Avere i fondi ed un buon piano di monitoraggio potrebbe rappresentare il primo grosso aiuto concreto per le aziende, senza dimenticare però che molti dubbi rimangono tutt’ora a proposito di quali interpretazioni dare a talune norme sul benessere (es. aperture di scarico sul pavimento pieno per scrofe e scrofette, misura dei fessurati per i grigliati in calcestruzzo, aree da includere nel calcolo dello spazio/capo) ed al rischio che, come spesso avviene, ciascuna autorità competente possa dare opinione diversa dalle altre in mancanza di una comune linea guida.