SUIVET

Suinicoltura + Suinicultura

In questo articolo vorrei tornare a parlare della alimentazione dei suinetti, ed in particolare desidero approfondire i concetti già esposti qualche mese fa sulle fonti lipidiche ma concentrandomi sulla alimentazione proteica delle prime fasi: come ricorderete, affrontando il tema della digestione lipidica nel suinetto post svezzamento, avevo sottolineato come la alimentazione multifase fosse la migliore possibile per ottimizzare le crescite e salvaguardare la sanità della mandria; ciò è altrettanto vero per le proteine, ma con un po’ minore incidenza in quanto le differenze di appetibilità e digeribilità tra le varie fonti proteiche (di qualità) a seconda della età dei suinetti, pur avendo significato, non sono così marcate come per i grassi alimentari.
Ovviamente la verifica della qualità delle fonti proteiche non deve limitarsi solo al loro contenuto in aminoacidi, ma deve essere estesa anche alla loro digeribilità (tab. 1) ed in leggera minor misura alla appetibilità. Infatti nella fase post svezzamento incontriamo due situazione totalmente opposte che possono condizionare diversamente il risultato zootecnico: da un lato avremo nel gruppo la presenza di animali che non si alimentano (in genere i più pesanti) ed ad alto rischio di diarrea, dall’altro soggetti che mangeranno quantità esageratamente elevate di mangime che, se non perfettamente bilanciato nella formulazione, causerà anch’esso enterite, soprattutto nel caso in cui sia troppo proteico e/o poco digeribile. A questo proposito è interessante osservare, giusto per complicare ulteriormente le cose, come la produzione degli enzimi pancreatici tripsina e chimotripsina, deputati alla digestione proteica, non sia correlata tanto alla quantità di proteina ingerita, quanto alla quantità totale di alimento ingerito: questo significa che per assurdo una migliore digeribilità proteica sarà legata , a parità di qualità di materie prime, più alla appetibilità del mangime stesso che al suo contenuto proteico totale.

Età in settimane 3,5 4,5 5,5
Latte in polvere 93 95 95
Pesce 86 89 91
Soia f.e. 71 75 87
Patata proteica 87 89 91

Tab.1 % digeribilità di alcuni proteici in base alla età (V.de Klerck,modificato)

 

Un concetto basilare arcinoto a tutti è che, in generale, le fonti proteiche vegetali sono meno digeribili di quelle animali, e questo è vero soprattutto nei suinetti: infatti nel maiale, man mano che aumenta l’età, aumenta anche la capacità digestiva di questo tipo di proteina. Nei suinetti invece, come avevamo già visto per i lipidi, a seconda della età variano sia la capacità digestiva delle singole fonti proteiche che la loro appetibilità e quindi il possibile gradimento o meno di un mangime. Nei mangimi sottoscrofa e del primo post svezzamento la fonte da prediligere in genere è il plasma, dotato di grandissima appetibilità, digeribilità e capacità antisecretoria intestinale: eccellenti ed appetibili in ordine decrescente sono anche il concentrato proteico di siero, che oltre ad essere molto palatabile apporta immunoglobuline con attività di protezione della mucosa intestinale, la patata proteica , deamarizzata ed a basso contenuto di solanina per evitare sapore sgradevole, la proteina di riso, il glutine di frumento e la soia proteica trattata termicamente. Il mercato offre numerosi prodotti frutto di miscelazione delle materie prime viste sopra con aggiunta a volte anche di proteici un po’ più economici, ma il mio consiglio è di concentrare la propria scelta su prodotti singoli e qualitativamente testati, prodotti che in genere sono dotati comunque sempre di un miglior rapporto qualità\prezzo. Un consiglio: nella scelta del proteico da inserire in razione non limitatevi a giudicare il valore di proteina grezza ma consideratene anche il contenuto in aminoacidi ( sempre riportato sulle schede tecniche di ogni alimento), e soprattutto state attenti a non farvi fuorviare: molto spesso il valore aminoacidico è espresso non come valore assoluto, ma in percentuale sulla proteina totale oppure sulla sostanza secca e non sul tal quale (con una sovrastima quindi del 12\14%…) . Anche la soia proteica rilavorata (numerose società propongono concentrati proteici di soia molto simili con nomi commerciali di fantasia) viene offerta a diversi livelli di purificazione con titoli proteici che variano dal 50 al 62 e fino all’80% ; il loro valore reale va valutato attraverso la determinazione del TIA, fattore antinutrizionale che inibisce la tripsina, enzima deputato alla digestione proteica, che non deve superare il valore di 1 mg\grammo. A titolo di esempio in un caso recente di valutazione qualitativa di due prodotti disponibili sul mercato italiano, la percentuale di digeribilità proteica, a pari proteina totale e pari contenuto aminoacidico, a causa del diverso trattamento termico variava di otto punti percentuali. Chiaramente quanto visto prima non significa che si debba evitare l’introduzione in dieta di soia farina di estrazione, ma il mio consiglio è di limitarne la quantità, dalle primissime fasi fino al grower, tra un 7% fino ad un massimo di un 12%.

In sintesi nella formulazione dei mangimi, dal creep feed fino ai 20\25 kg di peso, il tipo di proteina ha un impatto fondamentale sia sulle prestazioni che sulla salute dell’apparato gastroenterico del suinetto: in queste fasi così delicate non è ammissibile scendere a compromessi al ribasso. Intendo dire che tutte le volte che si viene invitati ad abbassare tramite nuova riformulazione i costi dei mangimi delle prime fasi di vita, si rischia di creare una serie di situazioni che, al di là del primo momento di entusiasmo per il risparmio sull’immediato, possono sfociare poi sia nella perdita del cliente per l’alimentarista che in una perdita economica secca per l’allevatore.